martedì 24 novembre 2009

The Sound Of Silence

Il mio primo post del mio primo blog. Bè, non considerando Nanetti Di Gesso, ma quella è un'altra storia.

Premetto che potrei stancarmi di postare dopo tipo un paio di interventi, perchè le cose da scrivere ci sono, ma manca la voglia.

Partirei dal titolo del post. Perchè "The Sound Of Silence"? Per vari motivi. Primo fra tutti il fatto che il mio lettore mp3 l'altro giorno sia finito in lavatrice, e quindi il sottoscritto si ritrova a doversi sorbire più o meno quattro ore di treno al giorno per andare all'università senza musica da ascoltare. E questo sta peggiorando ulteriormente il mio già non molto allegro umore. Come faccio ad andare avanti senza musica? Fortunatamente ho ritrovato in casa il vecchio lettore, che si scarica in mezz'ora, ma è sempre meglio di niente. Questa mattina in treno mi è capitato di riascoltare la canzone che ho appunto usato per dare il titolo a questo post, non nella versione originale di Simon & Garfunkel, ma la cover dei Nevermore, un gruppo Trash/Progressive Metal. Mentre la canzone del duo (che naturalmente è irraggiungibile come bellezza) trasmette una malinconia soffusa, tipo una pioggerellina fitta che rende tutto vago e offuscato, la cover punta su un senso di oppressione più marcato, con suoni pesanti e ripetitivi e la voce che passa dal sussurrare le parole ad urlarle quasi in modo disperato. Bè, tutta questo giro per dire che mi sembrava proprio la canzone adatta a descrivere questo periodo, in cui non riesco a fare nulla di decente, mentre dovrei iniziare a produrre qualche disegno per l'università, ad esempio. Le idee ci sono, ma non so proprio come esprimerle, e questa incomunicabilità mi fa stare anche peggio, se possibile. Almeno una volta quando ero giù di morale riuscivo a creare qualcosa di "artistico", ma ora nemmeno quello. E il tempo non aiuta. Sembra sempre che stia per piovere, e tutte quelle nuvole sono opprimenti e pesanti. Non mi è mai piaciuta la pioggia, ma quasi quasi sto sperando che arrivi presto, come una liberazione.

"C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo." Fabrizio De André, da Il Bombarolo

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